Intervista a Manuel Sánchez sul prossimo film "Il Codice Da Vinci"

Il giornalista Rodrigo Barría Reyes del El Mercurio intervista il portavoce dell'Opus Dei a Roma, Manuel Sánchez, sulla prossima uscita del film tratto dal romanzo Il Codice Da Vinci. Riportiamo di seguito le risposte del portavoce alle domande sugli ultimi sviluppi dell'argomento a pochi mesi dall'uscita del film.

- Prima di tutto, avete avuto la possibilità di vedere il film?

Del film si conoscono solo le poche immagini del trailer pubblicitario. Dunque, non stiamo chiedendo di eliminare dal film scene che non conosciamo. E poi non stiamo affatto parlando di censura. Difendiamo la libertà di espressione, che consideriamo compatibile con il rispetto di ciò in cui le persone credono. Continuiamo a sperare in una decisione da parte della Sony, che tuteli sia la libertà di espressione che il rispetto delle credenze dei cattolici.

- Che tipo di contatto siete riusciti a stabilire con la Sony-Columbia? Avete fatto riunioni formali per discutere il problema o avete inviato solo delle lettere?

Avremmo avuto piacere di riunirci con la Sony. Abbiamo inviato varie lettere esponendo il nostro punto di vista e chiedendo un dialogo costruttivo. Ma la risposta è stata soltanto ciò che potremmo chiamare una “amabile indifferenza”. Si sono limitati ad accusare ricevuta.

- Come ha reagito la Sony-Columbia a queste preoccupazioni?

La risposta ci è arrivata indirettamente attraverso i giornali. In dicembre è stata pubblicata un’intervista al regista del film, nella quale si confermava che il film avrebbe ricalcato il romanzo. Recentemente ho letto altre dichiarazioni dei portavoce della Sony, nelle quali si afferma che “questo film non ha niente a che vedere con la religione” e che “non vogliono offendere nessuno”. Francamente, mi è difficile non mettere in relazione con la religione un argomento che parla di Gesù, dei Vangeli, di Maddalena, dell’Ultima Cena, del Papa, dei vescovi, dell’Opus Dei.

- Si è detto che l’Opus Dei negli Stati Uniti ha richiesto l’eliminazione dal film di tutti i riferimenti che in esso si facevano alla Prelatura.

Naturalmente avremmo preferito che dell’Opus Dei non si parlasse. Ma soprattutto fin dall’inizio abbiamo chiesto che il film non fosse offensivo per i cattolici in genere. Che non criminalizzi la Chiesa, che non dipinga ritratti odiosi... I riferimenti all’Opus Dei, anche se molto eclatanti, sono secondari.

- Ai tentativi per eliminare alcune scene del film ha partecipato solo lei o avete costituito anche una lobby con qualche autorità del Vaticano?

Ripeto che non vogliamo eliminare scene di un film che neppure abbiamo visto. E neppure vogliamo costituire una lobby. Ci stiamo limitando a esprimere pubblicamente il nostro punto di vista in modo pacifico e sereno. Tutto ciò che riguarda il Vaticano non è di mia competenza e non sono in condizioni di risponderle.

- Voi avete dichiarato che il film offre una immagine deformata della Chiesa Cattolica. La deformazione alla quale vi riferite è verso la Chiesa Cattolica o verso l’Opus Dei?

La deformazione principale riguarda il Vangelo, la figura di Cristo e la Chiesa nel suo insieme. Per questo motivo abbiamo chiesto rispetto per le credenze dei cattolici in generale. In altre parole, non ci riterremmo soddisfatti se si limitassero a omettere il nome dell’Opus Dei.

- Che succederebbe se si togliessero le scene che disturbano la Chiesa Cattolica? Diventerebbe un film degno di essere visto?

Credo che, con un po’ creatività le soluzioni si possano trovare. Dietro questo film c’è una professionalità di grande pregio. Sono sicuro che potrebbero fare un film interessante, di azione e di situazioni avvincenti, senza ricorrere a offese del tutto gratuite. Sarebbe un grande contributo, un gesto simbolico di concordia, un gesto esemplare, che molte persone in tutto il mondo approverebbero.

Una fama riflessa - Alcuni pensano che l’interpretazione contenuta nel “Codice da Vinci” debba essere giudicata come una espressione artistica di diversità, malgrado possa ferire certe istituzioni. Voi non siete d’accordo?

Si tratta di una questione importante e complessa. Se ci trovassimo semplicemente davanti a una fiction, il problema non si porrebbe: qualunque lettore del romanzo o spettatore del film saprebbe come regolarsi. Il problema è che in questo caso si gioca con l’ambiguità: si dice che la storia in parte è reale e in parte è inventata, ma non si sa dove termina la realtà e dove comincia l’immaginazione. E questo è sgradevole quando si parla di crimini, flagellazioni sanguinose e menzogne. Faccio un esempio. Immagini che un film riveli, sempre mediante la diversità come espressione artistica, che la Sony-Columbia è in realtà una copertura di certe attività mafiose e criminali, che usa il denaro dei suoi azionisti per fini inconfessabili. Immagini inoltre che il copione mescoli confusamente fatti reali e fatti inventati. Non credo che si possa invocare il cliché secondo cui nella fiction si può fare e dire di tutto.

- Perché credete che sia stato scelto l’Opus Dei ad apparire come protagonista del complotto presentato dal film?

Non ne ho la minima idea. Forse perché né lo scrittore né lo sceneggiatore conoscono qualcuno dell’Opus Dei “reale”. Hanno ritratto un fantasma inesistente.

- Avete detto che non boicotterete il film. Allora, non chiederete formalmente ai cattolici di non vederlo?

Siamo assolutamente contrari ai boicottaggi e alle posizioni aggressive. Siamo convinti di trovarci davanti a un caso che offre l’occasione di avviare un dialogo pubblico, giacché non è stato possibile avviarlo in privato. Vorremmo proprio il contrario di un boicottaggio; vorremmo un dialogo che ci dia la possibilità di informare intorno alla figura di Cristo e ai Vangeli, alla realtà della Chiesa Cattolica, alla realtà dell’Opus Dei.

- È vero che l’Opus Dei inizierà una grande campagna per far conoscere quello che fa in modo da contrastare gli effetti d’immagine pubblica che potrebbero nascere dalla presentazione del film?

In realtà ci troviamo davanti a una grande occasione per parlare soprattutto di Gesù Cristo e della Chiesa Cattolica. Per ciò che si riferisce all’Opus Dei, ci stiamo dando da fare per rispondere a tutte le richieste di informazioni che riceviamo. Tutto questo “subbuglio” sta provocando in molte persone la voglia di sapere che cosa sia davvero l’Opus Dei e che cosa faccia. Dal momento della pubblicazione del libro, solo negli Stati Uniti, più di un milione di persone si sono messe in contatto con il nostro website. Per noi si sta rivelando una sorta di pubblicità indiretta. Ma ripeto: non siamo stati noi a volere questa situazione.

- Perché crede che un’opera come “Il codice da Vinci” abbia raggiunto un simile livello di successo?

L’interesse della figura di Cristo spiega solo in parte la diffusione che ha avuto il romanzo. Se non si fosse trattato di Gesù, non ci sarebbe stato tanto interesse. Una storia inventata intorno a un personaggio molto famoso vive di fama riflessa. Forse tutto questo serve a sollecitare i cattolici, con un modo un po’ insolito di mettere in evidenza che dobbiamo parlare di più di Cristo, che dobbiamo conoscere meglio il Vangelo e condividere la storia della Chiesa. Molta gente oggi sta cercando il senso della vita e della morte, molta gente oggi anela a un amore basato sulla verità. Noi cattolici abbiamo a portata di mano la risposta: Cristo. Forse tutto questo ci aiuta a guardare all’essenziale.

    Rodrigo Barría Reyes // El Mercurio