Una famiglia numerosa

Giuseppe Vicini, quarant’un anni, genovese, imprenditore, ricorda il proprio incontro con il messaggio di San Josemaría e l’Opus Dei.

“Vuol sapere cosa ho provato quando sono venuto in contatto per la prima volta con l’Opera? Semplice, fu un vero e proprio colpo di fulmine. Accadde in maniera abbastanza casuale. Ero al primo anno di università e come capita a tanti altri giovani avvertivo una specie di inquietudine, il desiderio di trovare una strada, di dare un indirizzo alla mia vita. Non cercavo qualcosa di eccezionale ma desideravo semplicemente che la vita di ogni giorno, il lavoro, la famiglia che desideravo formare, trovassero un orizzonte più ampio. Un caro amico mi invitò ad un convegno estivo per universitari al Castello di Urio, presso il Lago di Como. Accettai. Doveva essere una vacanza un po’ diversa dalle altre, sport e cultura in compagnia di altri giovani, tutto qui”.

E poi che successe?

“Mi colpirono subito il clima di amicizia, l’allegria, la serenità e allo stesso tempo la ricerca costante di una coerenza di vita, il rispetto di certi valori e di certi tempi, anche in un contesto “vacanziero” e spensierato come quello. Fino ad allora il cristianesimo mi appariva legato a un ambito circoscritto, qualcosa da vivere tra le mura di una chiesa, al massimo a livello associativo, ma difficile da tradurre nei ritmi e nei luoghi della vita quotidiana, tra scuola, amici e famiglia. A Urio vidi finalmente con chiarezza come si poteva essere cristiani e credibili vivendo nella più assoluta normalità. Capii in un attimo che quella era la mia strada. Le conversazioni con un sacerdote mi confermarono nella mia convinzione e poco dopo chiesi l’ammissione all’Opus Dei. Qualche anno dopo incontrai Barbara, la ragazza che sarebbe diventata mia moglie. Pure lei ebbe modo di conoscere ed iniziare a frequentare le attività formative dell’Opera, diventando quindi soprannumeraria”.

Con cinque figli, e un sesto in arrivo, siete una famiglia un po’ controcorrente. Non sentite il peso delle difficoltà che spingono molti a rinunciare ad avere più figli?

Certo che sentiamo le difficoltà! Le avvertiamo come le avvertono tutti. Per noi vivere il matrimonio vuol dire però soprattutto fidarsi di Dio. San Josemaría ha sottolineato con forza questa grande verità della fede cristiana: Dio è un padre che ci ama. E un figlio si abbandona sempre fiducioso nelle braccia di un padre anche se a volte prova un po’ di paura, perché vede solamente gli aspetti faticosi del cammino che è invitato a compiere. Devo dir grazie alla formazione ricevuta nell’Opus Dei se ho scoperto la bellezza della paternità e del dono della vita. Ogni figlio è in realtà un dono meraviglioso, unico e irripetibile. Se guardiamo le cose nella loro giusta dimensione è semplicemente assurdo aver paura di una cosa splendida come questa. 

E’ una prospettiva un po’ diversa da quella corrente….

Guardi, si tratta in realtà di una verità soprannaturale ma anche molto umana, percepibile immediatamente da qualunque persona che non abbia perso l’abitudine ad amare. Le porto degli esempi pratici. Avendo diversi figli ci capita spesso di frequentare tante altre famiglie e sono persone che in gran parte non frequentano la formazione dell’Opera. Devo però dirle che già diversi di loro, vedendo in concreto che si può vivere cristianamente il matrimonio ed essere felici, hanno deciso di mettere al mondo altri figli. Un mio collega ha avuto il terzo bimbo, e altrettanto hanno fatto altri nostri amici. Il miglior apostolato che puoi fare, insomma, è sempre quello dell’esempio, aiutare la gente a toccare con mano la bellezza della vita cristiana.

Come si svolge la sua vita di marito e di papà di una “tribù” così numerosa?

Sempre di corsa, naturalmente. Come capita peraltro a molti che hanno comunque impegni famigliari minori. Abbiamo però imparato, con mia moglie, a ritagliarci qualche spazio solo per noi. Qualche ora, nel corso della settimana, in cui stare insieme, parlare un po’ di noi, dei nostri progetti, delle nostre difficoltà. Sono momenti importanti per la nostra vita di coppia. C’è poi naturalmente il lavoro, che impegna tanto, e ci sono i figli. Bisogna aiutarli a diventare adulti in modo sano, saperli ascoltare e per far ciò occorre dedicare loro tempo. E’ un aspetto della vita famigliare che arricchisce moltissimo. Coi figli impari ad amare la persona nella sua totalità, capisci che ogni individuo, coi suoi pregi e difetti, è una realtà splendida nella sua unicità. Devo dire che tutto ciò non sarebbe però possibile se non avessi mia moglie al mio fianco. Negli anni ti rendi conto come la donna sia il vero perno della famiglia e, personalmente, devo ringraziare il Signore per la moglie che mi ha dato. E’ lei che mi aiuta a proseguire nel cammino, con gioia e affrontando gli ostacoli con serenità e un pizzico di spirito sportivo.