Uomo e donna nel contesto attuale

Sabato 6 marzo si è svolto, presso il cinema-teatro Fossolo di Bologna, un convegno di studio sull’identità maschile e femminile e sulla relazione fra uomo e donna nella cultura attuale. Il Convegno ha ospitato come relatori Pierpaolo Donati, ordinario di Sociologia presso l’Università di Bologna, e. Franco Poterzio, psichiatra, ricercatore presso la Clinica psichiatrica dell’Università di Milano.

La dott.ssa Lisa Bellocchi, vice-caporedattore della Rai TV in Emilia Romagna, moderatrice del convegno, ha subito sottolineato nella sua introduzione come il tema prescelto sia di grande attualità, per i velocissimi cambiamenti che il ruolo maschile e femminile hanno subito nella società, per le spinte ideologiche che stanno dietro a questi cambiamenti e per i disagi e i problemi conseguenti nelle persone e nelle relazioni. Ciò è stato, sotto diversi aspetti, confermato dal prof. Leonardo Marchetti, Presidente del Consiglio Comunale, e dal prof. Franco Pannuti, Assessore alle Politiche Sociali e alla Scuola, i quali hanno salutato i convegnisti anche da parte del Sindaco di Bologna.

La relazione del prof. Pierpaolo Donati è stata incentrata sulla definizione dell’identità maschile e femminile. Essa è partita dall’individuare le spinte culturali che tendono verso l’annullamento della differenza fra uomo e donna e verso la diffusione di un’immagine indistinta di individuo, che decide autonomamente cosa essere e che tipo di rapporti avere con gli altri. Dopo aver sottoposto a severa critica la distinzione fra sex e gender, tipica di questa impostazione, il prof. Donati ha tratteggiato le caratteristiche della mascolinità e della femminilità che scaturiscono dalla natura umana e che resistono ad essere negate dai cambiamenti culturali. Ha quindi mostrato come la dualità e la conseguente specificità dell’uomo e della donna non costituiscono attributi estrinseci, bensì costitutivi intrinseci della persona umana, che è chiamata a realizzare la donazione di sé come uomo e come donna. Ciò non significa necessariamente che uomo e donna debbano svolgere ruoli diversi nella società, ma che sono chiamati a svolgerli in modo diverso, e che la completezza nella relazione interpersonale e nel servizio che rendono agli altri scaturisce proprio dall’integrazione di questa diversità. Pertanto la specificità maschile e femminile non va considerata come un limite da superare, bensì come una ricchezza da valorizzare per la felicità propria e altrui. Il luogo dove tutto ciò si realizza nel modo più pieno è la famiglia. Pertanto, quando da alcuni si sostiene che è famiglia anche l’unione fra omosessuali, si dimentica che solo uomo e donna possono realizzare l’integrazione di due diversi modi di essere. Con grande chiarezza e forza argomentativa, il prof. Donati ha concluso che solo l’unione fra uomo e donna può dirsi famiglia in senso proprio, quando ha la stabilità propria del matrimonio, e famiglia in senso lato o improprio se manca di tale stabilità; invece l’unione fra due persone dello stesso sesso può dirsi famiglia solo in senso metaforico, senza che il nome alluda ad un contenuto reale ad esso corrispondente. Ha auspicato anche che, in sede legislativa, possano essere utilizzate espressioni diversificate e più adeguate al contenuto reale di tali rapporti.

La relazione del prof. Franco Poterzio è stata incentrata sulla relazione fra uomo e donna nel contesto attuale. Il prof. Poterzio ha tratto molti esempi dalla sua lunga esperienza di psichiatra per documentare gli squilibri psicologici che nascono dall’impostare questa relazione in modo narcisistico e dal concepire la sessualità come un’attività ludica, svincolata dalla donazione di sé che essa è chiamata ad esprimere. Nella donazione di sé l’ “io” è chiamato a trascendersi nel “tu” per costruire un “noi”. Questo trascendersi è la vera realizzazione della persona e comporta un arricchimento, sul piano dell’essere e, conseguentemente, anche della felicità, che può essere paragonato alla maggior ricchezza di una frase rispetto alla somma delle parole che la compongono, o di una costruzione rispetto ai mattoni con i quali è stata costruita. La donatività e l’autotrascendenza costituiscono il vero scopo della sessualità. In tale prospettiva, la specificità maschile e femminile non è una limitazione, perché è destinata a trascendersi nell’unità del “noi”. Solamente se si recide il legame fra la sessualità e l’ oblatività, la propria specificità, anziché essere compresa come potenza di donazione, può essere avvertita come un limite, che genera ribellione oppure l’angoscia della solitudine.

Alla ripresa dei lavori, dopo un’interruzione, i relatori hanno risposto a diverse domande del pubblico, che hanno attirato l’attenzione su alcuni problemi pratici e hanno consentito di precisare le affermazioni su esposte. E’ stato, in particolare, messo in rilievo dal prof. Donati il ruolo che le associazioni familiari devono svolgere per diffondere nella società l’esperienza della famiglia, correttamente intesa, come fonte di felicità e strumento di servizio sociale. “Solo la famiglia – è stato detto dal prof. Donati, e questa affermazione ha strappato l’applauso del pubblico – può generare famiglia”. A tal fine, è stata auspicata la ricerca di strumenti che consentano ai dirigenti delle associazioni familiari di svolgere i loro compiti a titolo di lavoro professionale (analogamente a come i dirigenti sindacali vengono “distaccati” dal loro lavoro), senza dovere, paradossalmente, togliere tempo alla loro famiglia.

Il convegno, organizzato dall’Associazione Oeffe e dal Centro Scolastico Cerreta, ha registrato una notevole affluenza di pubblico (circa 800 persone).