La famiglia, vera scuola dell’amore

Articolo di don Álvaro in occasione della Lettera del Papa a le Famiglie per l’Anno internazionale della Famiglia proclamato dall’ONU nel 1994.

Quando l’Onu ha dichiarato il 1994 Anno Internazionale della Famiglia, Giovanni Paolo II aveva espresso il desiderio che anche la Chiesa si unisse alla celebrazione. Il Papa più volte ha manifestato tale desiderio che ora si concreta nella Lettera che ha voluto inviare alle Famiglie.

Il nuovo documento, di contenuto denso e di una certa lunghezza, espone i tratti fondamentali dell’istituzione famigliare: tratti che ogni persona potrà riconoscere veri, grazie alla profonda sapienza fornita dall’esperienza della vita. Gli insegnamenti del Santo Padre sulla famiglia sono come fari di luce che nello stesso tempo possono servire come orientamenti per questo Anno Internazionale che celebriamo.

“L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, e non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente”, ha scritto il Papa nella Redemptor hominis (n. 10). Ora insiste sulla piena realizzazione dell’uomo mediante l’amore vero, la cui essenza si trova nel dono sincero di sé, perché non esiste amore senza sacrificio.

Ma com’è possibile imparare ad amare e a donarsi generosamente? Niente muove tanto ad amare, diceva san Tommaso, quanto il sapersi amati. Ed è proprio la famiglia —comunione di persone dove regna l’amore gratuito, disinteressato e generoso— il luogo dove si impara ad amare. L’amore reciproco degli sposi si prolunga nell’amore per i figli. Infatti, la famiglia —“più di qualunque altra realtà umana”— è l’ambito in cui l’uomo è amato per sé stesso e impara a vivere “il dono sincero di sé” (n. 11).

Quindi, la famiglia in quanto scuola di amore: a patto, però, che sappia conservare la propria identità, e cioè una comunità stabile di amore fra un uomo e una donna, fondata sul matrimonio e aperta alla vita. Quando vengono meno l’amore, la fedeltà o la generosità verso i figli, la famiglia si sfigura. E le conseguenze non si fanno attendere: per gli adulti, la solitudine; per i figli, l’abbandono; e per tutti, la vita diventa un territorio inospitale. Per questo, conclude Giovanni Paolo II, “nessuna società umana può correre il rischio del permissivismo in questioni di fondo concernenti l’essenza del matrimonio e della famiglia” (n. 17): parole che non sono profezia, ma constatazione. Il Santo Padre convoca tutte le famiglie, anche quelle che si trovano in difficoltà, perché siano fedeli alla propria vocazione di servizio alla vita e alla piena umanità dell’uomo, fondamento di una civiltà dell’amore.

A chi avesse timore delle esigenze che comporta questa fedeltà, il Papa dice: “Non abbiate paura dei rischi! Le forze divine sono di gran lunga più potenti delle vostre difficoltà! Smisuratamente più grande del male che opera nel mondo è l’efficacia del sacramento della Riconciliazione” (n. 18).

Ancora vicini alla recente Giornata di orazione e digiuno per la pace nella ex Jugoslavia, il Santo Padre torna a riferirsi alla necessità dell’orazione, specificamente dell’orazione nella famiglia e per la famiglia. La famiglia è una comunità che prega, che si rivolge a Dio, in cui ritrova la sua gioia, la forza per i momenti difficili, il vigore necessario per esercitare la missione —eccelsa e ardua— della paternità e della maternità. È commovente constatare quanto il Papa si attende dalla preghiera delle famiglie.

Giovanni Paolo II si riferisce, inoltre, alla necessità di riconoscere il valore insostituibile del lavoro della donna nel focolare domestico: “La fatica della donna, che dopo aver dato alla luce un figlio, lo nutre, lo cura e si preoccupa della sua educazione, specialmente nei primi anni, è così grande che non può temere il confronto con alcun lavoro professionale”, e “deve quindi ottenere un riconoscimento, anche economico” (n. 17). Peraltro, sappiamo bene che l’amore della madre in casa è un dono impagabile, tesoro che si conserva per sempre nel cuore.

Non poteva mancare un riferimento al problema della disoccupazione, considerato però non come un dato statistico di carattere tecnico, ma come reale minaccia alla stabilità di tante famiglie. Le riflessioni del Papa costituiscono un richiamo alla responsabilità per coloro che si occupano dell’economia e dello sviluppo.

In diverse occasioni, il Santo Padre ha affermato di considerare la famiglia “la protagonista principale della costruzione della pace”, su cui egli stesso eleva la voce con accenti sempre più intensi. È la pace nelle famiglie che porterà la pace nel mondo. Nella Basilica di San Pietro, davanti ad un’immagine della Vergine, Madre del Bell’Amore, Regina della Pace, Madonna del Perpetuo Soccorso, rimane accesa una candela che è il simbolo dell’orazione dei cristiani per la pace. Voglia il Cielo che questa Lettera del Santo Padre accenda una luce nei cuori di molti uomini e di molte donne, e faccia ritrovare nella famiglia la felicità che tanto anelano.

Álvaro del Portillo