​30. Cosa era il Sinedrio?

Quasi in ogni pagina del Vangelo ci imbattiamo in personaggi che si chiedono qualcosa su Gesù: da dove viene, come mai insegna con tanta autorità, da dove deriva il suo potere, perché fa miracoli, perché sembra opporsi alle tradizioni, perché le autorità lo respingono. Sono domande che si fecero allora e si sono continuate a fare lungo i secoli. A queste domande se ne sono aggiunte altre sul Gesù storico: che lingua parlava, che rapporto aveva con Qumran, è esistito davvero Ponzio Pilato?

Il Sinedrio era la Corte Suprema della legge giudea, con il compito di amministrare la giustizia interpretando e applicando la Torah, tanto orale come scritta. Allo stesso tempo rappresentava il popolo giudeo di fronte all'autorità romana. D’accordo con una antica tradizione, aveva settantuno membri, che ereditavano, secondo le convinzioni di allora, i compiti svolti dai settanta anziani che aiutarono Mosè nella amministrazione della giustizia, oltre allo stesso Mosè. Si sviluppò integrando rappresentanti della nobiltà sacerdotale e delle famiglie più note, forse durante il periodo persiano, cioè a partire dal secolo V - IV a.C. Si menziona per la prima volta, sebbene col nome di gerousia (consiglio di anziani), al tempo del re Antioco III di Siria (223-187 a.C.). Con il nome di synedrion è citato dal regno di Hircano II (63-40 a.C.). In quei tempi lo presiedeva il monarca asmoneo, che era anche sommo sacerdote. Erode il Grande all’inizio del suo regno comandò di giustiziare gran parte dei suoi membri - quarantacinque, secondo Flavio Giuseppe (Antiquitates iudaicae 15,6) -, perché il consiglio si era azzardato a ricordargli i limiti entro i quali doveva muoversi il suo potere. Li rimpiazzò con personaggi sottomessi al suo potere. Durante il suo regno, e poi ai tempi di Archelao, il Sinedrio ebbe poca importanza. All’epoca dei governatori romani, anche in quella di Ponzio Pilato, il Sinedrio esercitò di nuovo la sue finzioni giudiziali nei processi civili e penali, nell’ambito del territorio della Giudea. In questi tempi le sue relazioni con l’amministrazione romana erano fluide, e il relativo ambito di autonomia che gli venne lasciato è in consonanza con la politica romana nei territori conquistati. Ciò nonostante, la cosa più probabile è che in tali momenti la potestas gladii, cioè la capacità di dettare una sentenza di morte, fosse riservata al governatore romano (praefectus) che, come era normale in quei tempi, avrebbe ricevuto dall’imperatore ampi poteri giudiziali, e fra questi tale potestà. Pertanto il Sinedrio, sebbene potesse occuparsi delle cause che le erano proprie, non poteva condannare a morte nessuno. La riunione dei suoi membri durante la notte per interrogare Gesù non fu altro che una indagine preliminare per mettere a punto le accuse, per la mattina seguente, contro Gesù nel processo di fronte al prefetto romano.