​8. Perché festeggiamo il Natale il 25 dicembre?

Quasi in ogni pagina del Vangelo ci imbattiamo in personaggi che si chiedono qualcosa su Gesù: da dove viene, come mai insegna con tanta autorità, da dove deriva il suo potere, perché fa miracoli, perché sembra opporsi alle tradizioni, perché le autorità lo respingono. Sono domande che si fecero allora e si sono continuate a fare lungo i secoli. A queste domande se ne sono aggiunte altre sul Gesù storico: che lingua parlava, che rapporto aveva con Qumran, è esistito davvero Ponzio Pilato?

Non sembra che i primi cristiani celebrassero il compleanno (cfr. per es. Origene, PG XII, 495). Festeggiavano invece il dies natalis, il giorno dell’entrata nella patria definitiva per coloro che erano morti (cfr. per es. Martirio di Policarpo, 18, 3), come partecipazione alla salvezza operata da Gesù che aveva sconfitto la morte con la sua passione gloriosa. Ricordavano con precisione il giorno della glorificazione di Gesù, il 14/15 del mese di Nisan (settimo mese dell’anno ebraico, mese della primavera corrispondente a marzo-aprile, in cui si celebrava la Pasqua), ma non la data della sua nascita, di cui niente ci tramandano i racconti evangelici.

“L’anno liturgico della Chiesa innanzitutto non si è sviluppato guardando alla nascita di Cristo, ma a partire dalla fede nella sua resurrezione. Per questo la festa più antica della cristianità non è il Natale, ma la Pasqua. In effetti solo la resurrezione del Signore ha fondato la fede cristiana ed ha così dato origine alla Chiesa” (J. Ratzinger, Immagini di Speranza, 1999, pag. 7).

Fino al III secolo non abbiamo notizia sulla data della nascita di Gesù: “Il primo ad affermare con certezza che Gesù nacque il 25 dicembre è stato Ippolito di Roma nel suo commento a Daniele, scritto verso il 204” (J. Ratzinger, op.cit. pag. 7). Il primo riferimento diretto ed esplicito alla festa si trova nel calendario liturgico filocaliano dell’anno 354 (MGH, IX, I, 13 – 196): «VIII kal. Ian. natus Christus in Betleem Iudeae» («il 25 dicembre nacque Cristo a Betlemme di Giudea»). Dal secolo IV il consenso su questo giorno come data della nascita di Cristo si generalizza nella tradizione occidentale. Invece in oriente prevale la data del 6 gennaio.

Ma perché il 25 dicembre? Una spiegazione piuttosto diffusa è che dall’anno 274 d.C., il 25 di quel mese a Roma si celebrava il dies natalis Solis invicti, la vittoria della luce sulla notte più lunga dell’anno. Tale ipotesi si appoggia sulla liturgia del Natale, in cui vengono effettuati accostamenti tra la nascita di Gesù Cristo ed espressioni bibliche come “sole di giustizia” (Mc 3, 20) e “luce del mondo” (Gv 1, 4ss). Tuttavia, non ci sono prove che le cose stiano proprio così, e d’altra parte è difficile immaginare che i cristiani di quell’epoca volessero adattare feste pagane al calendario liturgico, specialmente dopo aver sperimentato una persecuzione. È però possibile che con il tempo la festa cristiana sia andata sostituendo quella pagana.

Ma ci sono altre spiegazioni più fondate. La prima collega la nascita del Battista con quella di Gesù: Luca riferisce che Zaccaria, padre di Giovanni Battista, era sacerdote della classe di Abìa. Egli stava esercitando le sue funzioni nel tempio quando l'angelo Gabriele gli annunciò la nascita del figlio (Luca, 1, 5-13).

Secondo il calendario qumranico solare, i turni della famiglia di Abìa per il servizio nel tempio capitavano due volte all'anno: dall'8 al 14 del 3° mese e dal 24 al 30 dell'8° mese. La tradizione orientale che fa risalire la nascita di Giovanni il 24 giugno, colloca la data del servizio al tempio di Zaccaria nel secondo turno: 24-30 dell'8° mese. A sua volta Luca data l'annunciazione dell'angelo a Maria nel 6° mese successivo al concepimento di Giovanni (Luca, 1, 26). Le liturgie orientali ed occidentali concordano nel fissare questa data al 31 del mese di Adar, corrispondente al nostro 25 marzo. Infatti in questa data la Chiesa celebra anche oggi l'annuncio dell'angelo ed il concepimento di Gesù. Di conseguenza la data della nascita doveva essere posta 9 mesi dopo, appunto il 25 dicembre (Fonte: culturacattolica.it). Dal racconto di san Luca, in cui le due nascite sono legate tra di loro, si dedurrebbe che egli «presuppone già nel suo Vangelo la data del 25 dicembre come giorno della nascita di Gesù. Allora in quel giorno si celebrava la festa della dedicazione del tempio, istituita da Giuda Maccabeo nel 164 a.C. e la data della nascita di Gesù simboleggerebbe così contemporaneamente che con lui, apparso come luce di Dio nella notte invernale, si realizzava veramente la consacrazione del tempio, l’avvento di Dio su questa terra». (J. Ratzinger, op. cit. pag. 8).

Un’altra spiegazione lega la data dell’incarnazione, nove mesi prima della nascita, con la data della sua morte: «nostro Signore fu concepito l’8 delle calende di aprile [25 marzo] che è il giorno della passione del Signore» (B.Botte, Les origines de la Noël et de l’Epiphanie, Louvain 1932, righe 230-233). Nell’oriente cristiano, appoggiandosi su altri calendari, la passione e l’incarnazione si celebravano il 6 aprile, data che concorda con la loro celebrazione del Natale il 6 gennaio.

La mentalità classica e medievale, che ammirava la perfezione dell’universo come un tutto, vedeva nel legame temporale tra la passione e l’incarnazione, l’unitarietà degli interventi divini. Concetto che trae le proprie radici dal pensiero giudaico dove creazione e salvezza avevano un nesso con il mese di Nisan. Nei secoli l’arte cristiana ha espresso queste medesime idee nel rappresentare l’Annunciazione con il bambino Gesù che discende dal cielo con una croce. È quindi possibile che i cristiani abbiano collegato la redenzione operata da Cristo con il suo concepimento e così fu fissata anche la data della nascita. Sembra quindi di poter affermare: «Decisiva fu la relazione tra la creazione e la croce, tra la creazione e il concepimento di Cristo» (J. Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia).