Con san Josemaría un cambio di orizzonte

Lucrezia è napoletana, insegna lettere ed è giornalista free lance. Sposata dal 1996 con Giuliano, ha tre figli: Cristina di 17 anni, Michele di 13 e Gabriele Maria di 2 anni. Questo racconto inizia proprio da lui.

'Cuor contento', così lo chiamano a casa perché è sempre allegro e vivace, e sorride a tutti. In Gabriele Maria si riflette la gioia grande dei suoi genitori, che lo hanno avuto dopo una lunghissima attesa, quando ormai non pensavano più di farcela. Una gioia che loro attribuiscono all'intercessione di san Josemaría, al quale si sono rivolti in un periodo particolarmente difficile.

A causa di una brutta malattia, l'endometriosi, per la quale aveva subito due operazioni, i medici dissero a Lucrezia che sarebbe stato praticamente impossibile avere altri bambini. Con il complicarsi della malattia, si paventò un'altra operazione, che sarebbe stata la più complicata, quella dai postumi più lunghi e difficili, e quella che, probabilmente, avrebbe poi tolto ogni possibilità di avere figli. In attesa dell'intervento, il medico le prescrisse una cura a base di ormoni, per evitare il progredire della malattia e tenere sotto controllo il dolore che diventava sempre più insopportabile, invalidante in alcuni giorni.

E poi, una notte, ci fu quel sogno. «Nell'estate del 2012, al rientro da un viaggio in Terra Santa, sognai san Josemaría che con un sorriso fantastico mi metteva in braccio un bambino: un'immagine che è rimasta fissa nella mia mente. Ho pianto molto al risveglio e ancora piango ogni volta che ci penso».

L'indomani Lucrezia espresse al medico le sue perplessità per un intervento che le avrebbe tolto ogni speranza di avere un bambino. Lui la guardò in modo strano e ripeté che non poteva succedere 'in quelle condizioni': avrebbe fatto bene a curarsi per evitare altre conseguenze.

Lucrezia sapeva che era la sua ultima chance (e poi il medico non sapeva del sogno). Riferì tutto al marito. «Abbiamo pianto insieme, e pregato, e abbiamo deciso: nessun intervento!»

I mesi successivi furono molto difficili per Lucrezia, di grande sofferenza fisica ma sopportata grazie alla preghiera. «Pregavo soprattutto per ringraziare il Signore, la Madonna e san Josemaría, per la grazia di avere due splendidi figli. Non osavo chiedere altro, consapevole e riconoscente della benevolenza che il Signore aveva già dimostrato nei miei confronti».

Dopo un paio di mesi il marito, preoccupato dal peggioramento delle condizioni, chiamò l'ospedale per chiedere di fissare quanto prima la data dell'intervento. Sarebbero stati chiamati nel giro di una settimana.

E invece, dopo qualche giorno, arrivò la splendida notizia. Erano stati a Roma, per un convegno alla Pontificia Università della Santa Croce. E al mattino erano passati a Santa Maria della Pace per un 'saluto' e una preghiera a san Josemaría. Lucrezia non si sentiva molto bene… «qualcosa mi faceva pensare che poteva anche essere per via di una gravidanza…ma mi faceva battere il cuore anche il solo pensiero… E invece, l'indomani mattina, il test è risultato positivo…non so quanto ho pianto mentre vedevo colorarsi le asticelle».

La gravidanza fu molto tranquilla, Lucrezia si sentiva così bene da affrontare anche il trasloco nella nuova casa (trovata il giorno in cui era diventata cooperatrice) e finalmente il 18 ottobre 2013 nacque Gabriele Maria.

«Da quando san Josemaría è entrato nella nostra vita tutto è cambiato. Il culmine è stata la nascita di Gabriele Maria, ma anche prima…» Sì, perché la famiglia aveva attraversato momenti molto difficili anche per altre ragioni. La lunga agonia del padre di Lucrezia – prima un lunghissimo coma, poi un lento risveglio, la riabilitazione, ma poi, purtroppo, la sua dipartita –, aveva lasciato tutti intristiti e depressi. I ragazzi, che erano molto legati al nonno (soprattutto Michele), e avevano anche loro tanto sperato nella sua ripresa, alla fine lo videro morire con grande sofferenza.

Proprio in quel periodo Giuliano si stava avvicinando all'Opus Dei. «Lui mi ha aiutata tantissimo, mi ha sostenuta, mi ha coccolata, e mi ripeteva: vedrai che la nostra casa, con l'aiuto di Dio e di san Josemaría ritornerà un focolare luminoso e allegro. Mi ha invitata a pregare, sono sicura che ha pregato tanto per me. Mi ha aiutata a capire che dovevo guardare le cose in una prospettiva soprannaturale. Aveva portato in casa la preghiera a san Josemaría che ho cominciato a recitare ogni giorno. E poi ho cominciato anche a leggere Cammino…che forza mi ha dato!»

Intanto nuovi amici cominciarono a riempire la casa di Lucrezia e Giuliano, attraverso i corsi di orientamento familiare e il corso per diventare orientatori familiari. Da queste esperienze è nata l'associazione “Accademia della Famiglia" fondata sulla convinzione che la 'cultura' della famiglia tradizionale, i suoi valori, andassero difesi e sostenuti, soprattutto in anni come questi.

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Molti mi dicono che sul mio volto è ritornato il sorriso che avevo perso da quando mio padre era stato male. E così sono riuscita ad affrontare con grande serenità anche la malattia di mia madre. Mi lega all'Opus Dei una grande devozione nei confronti di san Josemaria, ma devo tanto anche a tutte le persone dell'Opera che ho incontrato e che mi hanno insegnato innanzitutto con l'esempio, con la loro testimonianza viva e attiva, ad amare Dio nella semplicità delle cose di ogni giorno, ad incontrarlo nei gesti della quotidianità, ad affrontare con gioia anche le difficoltà».