"Il Signore lo ha colmato di spirito di verità e d'amore"

Vi proponiamo l'omelia pronunciata da Mons. Javier Echevarría nella Basilica di Sant'Eugenio a Roma per l'occasione della celebrazione della prima festività del beato Álvaro del Portillo.

Carissimi fratelli e sorelle!

1. Celebriamo, per la prima volta, la memoria liturgica del beato Álvaro del Portillo. La Santa Messa dà inizio con queste parole: questo è il servo saggio e fedele, che il Signore ha posto a capo della sua famiglia[1].

Ci riempiamo di gioia nel costatare come il Signore trasforma noi, creature deboli, in figli suoi amatissimi, fino al punto di farci partecipi della sua vita divina. Lo ricordiamo nell'odierna celebrazione, e anche quando la Chiesa dichiara la santità di uno dei suoi figli. I Padri della Chiesa affermavano che la santificazione delle persone è il più grande portento operato dallo Spirito Santo, dopo il miracolo della conversione eucaristica che si realizza ogni giorno sui nostri altari.

Anni fa, l'allora cardinale Joseph Ratzinger commentò le parole del cieco di Gerico — Domine, ut videam! —, spesso meditate da san Josemaría. «Solo quando si impara a vedere Dio — diceva il futuro Benedetto XVI — si vede bene. E si inizia a vedere Dio quando si vede la volontà di Dio e si vuole ciò che Lui vuole. Il desiderio di vedere la volontà di Dio e mettere la propria volontà in quella di Dio fu e rimase la vera attività della vita di Escrivá»[2].

È stata anche la strada seguita dal beato Álvaro. Rendiamo grazie a Dio perché il Signore lo ha colmato di spirito di verità e d'amore[3].

2. Don Álvaro ha raggiunto la beatitudine celeste perché fin da giovane, ma specialmente da quando incontrò san Josemaría prese sul serio la chiamata alla santità rivolta dal Signore a tutti. È stata la sua una «fedeltà indiscussa a Dio, anzitutto, nel compimento pronto e generoso della sua volontà; fedeltà alla Chiesa e al Papa; fedeltà al sacerdozio; fedeltà alla vocazione cristiana in ogni istante e in ogni circostanza»[4].

Le letture della Messa ci parlano del Buon Pastore. Nel libro del profeta Ezechiele, il Signore promette che Lui stesso sarà il pastore delle proprie pecore: come un pastore passa in rassegna il suo gregge, quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano state disperse nei giorni nuvolosi e di caligine[5].

Così si comportò il beato Álvaro, da Pastore esemplare nella Chiesa. Sono testimone del suo ardente amore per tutte le anime; non solo di quelle che gli erano state affidate come Prelato dell'Opus Dei, ma delle altre, senza eccezione.

Egli fece proprie le parole di san Paolo della seconda lettura: sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi[6].

Nella lettera in occasione della beatificazione di don Álvaro, Papa Francesco scrisse: «Era notorio il suo amore per la Chiesa, sposa di Cristo, che servì con un cuore spoglio di interessi mondani, alieno alla discordia, accogliente con tutti e sempre alla ricerca del buono negli altri, di ciò che unisce, che edifica. Mai un lamento o una critica, nemmeno in momenti particolarmente difficili, piuttosto, come aveva imparato da san Josemaría, rispondeva sempre con la preghiera, il perdono, la comprensione, la carità sincera»[7].

3. Il Vangelo di oggi ci presenta la figura del Buon Pastore che dà la propria vita per le pecore; l'unico che può affermare: conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me[8]. Gesù ha voluto scegliere alcuni uomini che, nella Chiesa, lo rappresentino e ne facciano le veci. Tra questi il beato Álvaro; prima come figlio fedelissimo di san Josemaría, poi come suo successore nell'Opus Dei, egli ha guidato per quasi vent'anni i fedeli della Prelatura — laici e sacerdoti — lungo i sentieri aperti dal fondatore. Ci ha ricordato tante cose; tra le altre, a vivere pienamente uniti alla Volontà divina, come aveva imparato da san Josemaría. Era questa la radice della sua costante serenità, che sapeva contagiare a le persone che lo incontravano. Mi piace ricordare il volto di don Álvaro che infondeva pace, gioia, amicizia, disponibilità a servire: molte persone si sono viste spinte, dopo quelli incontri, a pensare con profondità come doveva essere lo sguardo di Cristo che attirava a sé le moltitudini.

Posso anche assicurare che, di fronte alle contrarietà, alle volte gravi, era per noi e per tutti un fermo e simpatico sostegno. «Perché i santi si vedono pieni di pace, addirittura in mezzo al dolore, al disonore, alla povertà, alle persecuzioni?», si chiedeva in una delle sue lettere pastorali. «La risposta è molto chiara, — proseguiva —: perché cercano di identificarsi con la Volontà del Padre celeste, imitando Cristo; perché di fronte alle cose gradevoli e a quelle sgradevoli, di fronte a ciò che richiede poco sforzo e a quello che forse esige molto sacrificio, decidono di mettersi alla presenza di Dio e di affermare con totale rettitudine: "Tu lo vuoi, Signore?... Anch'io lo voglio" (Cammino, n. 762). Ecco la radice dell'efficacia e la sorgente della gioia!»[9].

Con il passare degli anni, mi pare che sia facile scoprire in queste parole una sorta di "autoritratto" di don Álvaro. Egli aveva contemplato molto da vicino questa realtà nell'esistenza di san Josemaría, e la sua fedeltà è stata tale che, senza nemmeno accorgersene, ci ha mostrato l'identità propria di un uomo di Dio, anche molto umano.

Facciamo oggi il proposito, seguendo l'esempio del beato Álvaro, di dedicarci umilmente alla missione salvifica della Chiesa[10], come abbiamo chiesto all'inizio della Santa Messa,facendo l'apostolato dei sacramenti della Confessione e dell'Eucaristia. Affidiamo le nostre suppliche alla Madonna in questo mese a Lei dedicato, e preghiamo con il Papa e per il Papa.

Sia lodato Gesù Cristo!


[1] Antifona d'ingresso (Sal 34[33] 2).

[2] Card. Joseph Ratzinger, Omelia nella Messa di ringraziamento per la beatificazione di Josemaría Escrivá, 19-V-1992.

[3] Orazione colletta.

[4] Congregazione per le Cause dei Santi, Decreto sulle virtù eroiche del Servo di Dio Álvaro del Portillo, 28-VI-2012.

[5] Prima lettura (Ez 34 12).

[6] Seconda lettura (Col 1, 24).

[7] Papa Francesco, Lettera per la beatificazione di Álvaro del Portillo. 26-VI-2014.

[8] Cfr. Vangelo (Gv 10, 11-16).

[9] Beato Álvaro, Lettera pastorale, 1-V-1987.

[10] Orazione colletta.