Arriva il Natale

Offriamo alcuni video e alcuni testi, di san Josemaría Escrivá, di papa Francesco, del prelato e di mons. Javier Echevarría sul Natale.

Arriva il Natale

«"Oggi splenderà la luce su di noi, perché ci è nato il Signore". Ecco il grande annuncio che commuove in questo giorno i cristiani e che, per loro mezzo, viene rivolto a tutta l'umanità. Dio è in mezzo a noi».

Natale 2017, gli auguri del Prelato

Vi invito a meditare ancora una volta queste parole di nostro Padre: “Dobbiamo contemplare Gesù Bambino, nostro Amore, nella culla. Dobbiamo contemplarlo consapevoli di essere di fronte a un mistero. È necessario accettare il mistero con un atto di fede; soltanto allora sarà possibile approfondirne il contenuto, guidati sempre dalla fede” (È Gesù che passa, n. 13).

Il mistero di un Bambino che è Dio! Gesù aumenti in noi la fede per poter vedere Dio in Lui; per renderci sempre più conto, grazie alla fede, contemplandolo, che “Dio è amore” (1 Gv 4, 8) e si fa Bambino con noi e per noi.

Con la grande gioia annunciata dagli Angeli, come i pastori, troveremo Gesù con Maria e con Giuseppe (cfr. Lc 2, 16).

Il Bambino Gesù di san Josemaría

Sin da quando era un giovane sacerdote, san Josemaría ebbe una particolare devozione per un Bambin Gesù di legno intagliato: lo cullava, cantava per lui e accennava a passi di danza stringendoselo al petto. “Mi piace vederti piccolino – gli diceva il santo – per illudermi che tu abbia bisogno di me". Ecco un video in cui egli spiega questa sua devozione natalizia (02' 12").

Angelus di papa Francesco 17 dicembre 2017

Nelle scorse domeniche la liturgia ha sottolineato che cosa significhi porsi in atteggiamento di vigilanza e che cosa comporti concretamente preparare la strada del Signore. In questa terza domenica di Avvento, detta “domenica della gioia”, la liturgia ci invita a cogliere lo spirito con cui avviene tutto questo, cioè, appunto, la gioia. San Paolo ci invita a preparare la venuta del Signore assumendo tre atteggiamenti. Sentite bene: tre atteggiamenti. Primo, la gioia costante; secondo, la preghiera perseverante; terzo, il continuo rendimento di grazie. Gioia costante, preghiera perseverante e continuo rendimento di grazie.

Il primo atteggiamento, gioia costante: «Siate sempre lieti» (1 Ts 5,16), dice San Paolo. Vale a dire rimanere sempre nella gioia, anche quando le cose non vanno secondo i nostri desideri; ma c’è quella gioia profonda, che è la pace: anche quella è gioia, è dentro. E la pace è una gioia “a livello del suolo”, ma è una gioia. Le angosce, le difficoltà e le sofferenze attraversano la vita di ciascuno, tutti noi le conosciamo; e tante volte la realtà che ci circonda sembra essere inospitale e arida, simile al deserto nel quale risuonava la voce di Giovanni Battista, come ricorda il Vangelo di oggi (cfr Gv 1,23). Ma proprio le parole del Battista rivelano che la nostra gioia poggia su una certezza, che questo deserto è abitato: «In mezzo a voi – dice – sta uno che voi non conoscete» (v. 26). Si tratta di Gesù, l’inviato del Padre che viene, come sottolinea Isaia, «a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore» (61,1-2). Queste parole, che Gesù farà sue nel discorso della sinagoga di Nazaret (cfr Lc 4,16-19), chiariscono che la sua missione nel mondo consiste nella liberazione dal peccato e dalle schiavitù personali e sociali che esso produce. Egli è venuto sulla terra per ridare agli uomini la dignità e la libertà dei figli di Dio, che solo Lui può comunicare, e a dare la gioia per questo.

La gioia che caratterizza l’attesa del Messia si basa sulla preghiera perseverante: questo è il secondo atteggiamento. San Paolo dice: «Pregate ininterrottamente» (1 Ts 5,17). Per mezzo della preghiera possiamo entrare in una relazione stabile con Dio, che è la fonte della vera gioia. La gioia del cristiano non si compra, non si può comprare; viene dalla fede e dall’incontro con Gesù Cristo, ragione della nostra felicità. E quanto più siamo radicati in Cristo, quanto più siamo vicini a Gesù, tanto più ritroviamo la serenità interiore, pur in mezzo alle contraddizioni quotidiane. Per questo il cristiano, avendo incontrato Gesù, non può essere un profeta di sventura, ma un testimone e un araldo di gioia. Una gioia da condividere con gli altri; una gioia contagiosa che rende meno faticoso il cammino della vita.

Il terzo atteggiamento indicato da Paolo è il continuo rendimento di grazie, cioè l’amore riconoscente nei confronti di Dio. Egli infatti è molto generoso con noi, e noi siamo invitati a riconoscere sempre i suoi benefici, il suo amore misericordioso, la sua pazienza e bontà, vivendo così in un incessante ringraziamento.

Gioia, preghiera e gratitudine sono tre atteggiamenti che ci preparano a vivere il Natale in modo autentico. Gioia, preghiera e gratitudine. Diciamo tutti insieme: gioia, preghiera e gratitudine [la gente in Piazza ripete] Un’altra volta! [ripetono]. In questo ultimo tratto del tempo di Avvento, ci affidiamo alla materna intercessione della Vergine Maria. Lei è “causa della nostra gioia”, non solo perché ha generato Gesù, ma perché ci rimanda continuamente a Lui.

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Lettera del Prelato (dicembre 2016)

Nella sua ultima lettera, anche mons. Javier Echevarría ci aveva invitati nella sua lettera a prepararci a celebrare il Natale, una festa che evidenzia "il crescendo di raccoglimento nel dialogo con Dio e nel servizio generoso e lieto agli altri".