Un'omelia del card. Gualtiero Bassetti su san Josemaría

Sono state numerose le Messe celebrate in onore di san Josemaría in occasione del 26 giugno, giorno in cui ricorre la sua festa. Offriamo l'omelia pronunciata dal card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia.

Carissimi fratelli e sorelle,

ci ritroviamo nella nostra cattedrale di Perugia per celebrare l’Eucaristia, nella festa di san Josemaría Escrivá, ringraziando il Signore per l’esempio di santità che ci ha donato nel fondatore dell’Opus Dei.

L’attività creatrice di Dio, come abbiamo ascoltato nel libro del Genesi, è un continuo divenire di realtà nuove, dalla terra informe alle piante, dagli animali all’uomo. Quest’ultimo viene posto dal Signore Dio al centro della creazione, non solo quale protagonista, ma anche quale custode e coltivatore, cioè artefice e modellatore egli stesso delle realtà create.

Dio consegna la sua “opera” all’uomo perché prosegua, in qualche modo, l’attività creatrice; renda la terra sempre più bella e accogliente; la curi con passione, seguendo il disegno divino su di essa e sull’uomo e la donna. Sappiamo però che, con il peccato, questa collaborazione uomo-Dio, per custodire e coltivare il creato, si è spezzata. L’uomo è andato per conto proprio e, spesso, invece di coltivare e custodire ha inaridito il creato, l’ha reso una landa deserta; invece di custodirlo l’ha abbandonato a se stesso, favorendo la desolazione e l’abbrutimento.

È il Signore Gesù, con la sua vita, passione e risurrezione, che ha riallacciato il rapporto di fiducia uomo-Dio per tornare a coltivare e custodire insieme il creato. Solo strettamente unito al Creatore, l’uomo può attendere con efficacia e successo all’opera buona di vivificare il mondo.

È lo Spirito Santo, come ci ha ricordato san Paolo, che ci rende non più servi, cioè puri manovali della volontà divina, o peggio freddi esecutori, ma figli di Dio, cioè “eredi”, veri “proprietari” della creazione tutta. Eredi dei beni di questo mondo, ma anche eredi del mondo che verrà.

La vocazione dell’uomo è dunque quella di partecipare all’opera creatrice umano-divina. Ma perché ciò avvenga in modo vero, giusto e santo, tale opera deve sempre svolgersi in stretta unione con Dio, muoversi sempre secondo i disegni provvidenziali per l’umanità. A volte, il nostro darci da fare, sia dal punto di vista spirituale che materiale, è uno sterile vagare a vuoto. E, alla fine, il risultato è veramente scarso. Un po’ come accade a Simon Pietro e ai suoi amici quando, dopo aver faticato tutta la notte, se ne tornano a riva stanchi e delusi, per non aver preso alcun pesce. È solo con la parola e la presenza del Signore Gesù che i discepoli tornano a pescare: e stavolta con quale risultato!

Carissimi, se il nostro agire si identifica con l’agire di Dio portiamo frutto; se il nostro agire è esclusivamente modellato sui nostri interessi, magari apparentemente più gratificanti sul momento ma desolatamente fragili ed effimeri, il frutto buono non c’è o non dura. La nostra opera, nella libertà dei figli, può e deve plasmarsi sulla volontà di Dio e sulla sua legge, che è luce, verità e vita: allora essa sarà veramente efficace e fruttuosa. E santa, cioè felice.

Sapendo che la “volontà” di Dio è la nostra vera felicità e la nostra pace – insieme a quella della creazione – chi ci aiuta a modellare il nostro lavoro e la nostra vita a questa “volontà”? Ci aiuta la grazia che viene dallo Spirito e che opera attraverso la Chiesa. Il cristiano ha per sua natura un rapporto di intima confidenza e frequentazione con la Parola di Dio e con i sacramenti della Chiesa, specie la riconciliazione e la comunione. Attraverso queste realtà, la grazia di Dio agisce realmente dentro di noi e ci modella secondo i disegni dello Spirito, rendendoci adatti al compimento dell’opera divina.

Mi sembra sia questo anche l’insegnamento e l’incoraggiamento che viene da san Josemaría, il quale cercò sempre di conformare la sua vita alla volontà di Dio ed educò i suoi discepoli a fare altrettanto. La santificazione personale non ha tanto bisogno di avvenimenti eccezionali, quanto di quel continuo, sempre più approfondito lavoro su se stessi di discernimento e perfezionamento, che ci viene offerto dalla luce della grazia santificante.

Come ebbe a dire il grande papa san Giovanni Paolo II, in occasione della canonizzazione di san Josemaría: «Nel Fondatore dell'Opus Dei spicca l'amore per la volontà di Dio. Esiste un criterio sicuro di santità: la fedeltà nel compiere la volontà divina fino alle ultime conseguenze… San Josemaría fu scelto dal Signore per annunciare la chiamata universale alla santità e per indicare che la vita di tutti i giorni, le attività comuni, sono cammino di santificazione. Si potrebbe dire che egli fu il santo dell'ordinario. Era infatti convinto che, per chi vive in un'ottica di fede, tutto offre occasione di un incontro con Dio, tutto diviene stimolo alla preghiera. Vista così, la vita quotidiana rivela una grandezza insospettata. La santità si pone davvero alla portata di tutti».

Vi esorto pertanto, carissimi fratelli e sorelle, a seguire con semplicità la strada segnata da san Josemaría, che era oltretutto una persona semplice, e a vivere ogni giorno, nel quotidiano, secondo la volontà di Dio, nella vocazione propria di ciascuno. Mi è caro, in questa circostanza, esprimere, ancora una volta, sentimenti di stima e di affetto per ciascuno di voi per l’impegno della vostra vita. Esprimo anche la mia grande gioia per la prossima beatificazione (il 27 settembre, a Madrid) del primo prelato dell’Opus Dei, monsignor Álvaro del Portillo. Tale avvenimento conferma ancor di più che la via tracciata da san Josemaría è una via di santità: sta a ciascuno di noi percorrerla con fede, verità e amore. Così sia!