Vita di Maria (XII): Magistero, Padri, santi

La scena dell'incontro tra Gesù e i suoi genitori nel Tempio di Gerusalemme, riportata in testi del Magistero, di Padri della Chiesa, di santi...

La voce del Magistero

«Attraverso questo episodio, Gesù prepara sua Madre al mistero della Redenzione. Maria, insieme con Giuseppe, vive, nei tre drammatici giorni in cui il Figlio si sottrae loro per rimanere nel Tempio, l'anticipazione del triduo della sua Passione, Morte e Risurrezione.

Lasciando partire sua Madre e Giuseppe per la Galilea, senza accennare loro all'intenzione di rimanere a Gerusalemme, Gesù li introduce nel mistero di quella sofferenza che porta alla gioia, anticipando quanto avrebbe compiuto in seguito con i discepoli mediante l'annunzio della sua Pasqua [...].

Densa di significato è la risposta di Gesù in forma interrogativa: Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? Con tale espressione Egli, in modo inatteso ed imprevisto, schiude a Maria e Giuseppe il mistero della sua Persona, invitandoli a oltrepassare le apparenze ed aprendo loro prospettive nuove sul suo futuro [...].

Questo riferimento alla totale dedizione al progetto di Dio è evidenziato nel testo evangelico dall'espressione verbale “è necessario", che apparirà, poi, nell'annunzio della Passione (cfr. Mc 8, 31). Ai suoi genitori, dunque, è chiesto di lasciarlo andare per compiere la sua missione là dove lo conduce la volontà del Padre celeste.

L'evangelista commenta: ma essi non compresero le sue parole ( Lc 2, 50). Maria e Giuseppe non percepiscono il contenuto della sua risposta, né il modo, che sembra avere l'apparenza di un rifiuto, con cui Egli reagisce alla loro preoccupazione di genitori. Con questo atteggiamento Gesù intende rivelare gli aspetti misteriosi della sua intimità con il Padre, aspetti che Maria intuisce, senza saperli però collegare con la prova che stava attraversando.

Le parole di Luca ci permettono di conoscere come Maria viva nel suo essere profondo questo episodio davvero singolare: Ella serbava tutte queste cose nel suo cuore ( Lc 2, 51). La Madre di Gesù collega gli eventi al mistero del Figlio, rivelatole nell'Annunciazione, e li approfondisce nel silenzio della contemplazione, offrendo la sua collaborazione nello spirito di un rinnovato “ fiat ".

Inizia così il primo anello di una catena di eventi che porterà Maria a superare progressivamente il ruolo naturale, che le deriva dalla maternità, per porsi al servizio della missione del suo divin Figlio».

Giovanni Paolo II (XX secolo)

Discorso all'Udienza generale , 15-I-1997.

La voce dei Padri della Chiesa

«Compiuti i dodici anni, [Gesù] rimane a Gerusalemme. I suoi genitori, non sapendo dove fosse, lo cercano preoccupati e non lo trovano. Lo cercano fra i parenti, lo cercano fra i compagni di viaggio, lo cercano tra i conoscenti; ma non lo trovano con nessuna di queste persone. Sono i genitori che cercano Gesù, è il padre adottivo, quello stesso che lo aveva accompagnato e protetto in Egitto; eppure, malgrado tante ricerche, non lo trovano subito.

Gesù, infatti, non lo si trova fra i parenti e gli amici secondo la carne, non lo si trova tra quelli che si uniscono a Lui fisicamente. Il mio Gesù non può essere trovato nella folla.

Apprendi dove lo trovano coloro che lo cercano, in modo che anche tu – cercandolo insieme a Giuseppe e Maria – possa trovarlo. Avendolo cercato, dice l'evangelista, lo trovarono nel tempio ( Lc 2, 46). Non lo trovarono in un posto qualsiasi, ma nel tempio; e neppure semplicemente nel tempio, ma in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava (i bid .). Cerca anche tu Gesù nel tempio di Dio, cercalo nella Chiesa, cercalo nei maestri che stanno dentro il tempio e non escono da lì. Se lo cerchi così, lo troverai.

D'altra parte, se qualcuno afferma di essere un maestro e non possiede Gesù, è maestro solo di nome; e Gesù, Verbo e Sapienza di Dio, non si fa trovare accanto a lui. Lo trovano mentre è seduto in mezzo ai dottori; e non solo è seduto, ma li interroga e li ascolta. Anche ora Gesù è in mezzo a noi, ci interroga e ci ascolta. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore ( Lc 2, 47). Perché? Non certamente per le sue domande, anche se erano straordinarie, ma per le sue risposte. Interrogava i dottori, e quando essi non riuscivano a dare risposta a qualche sua domanda, Egli stesso dava la risposta. Ma le sue risposte non erano basate sull'abilità nel discutere, ma sulla sapienza della Sacra Scrittura. Anche tu, dunque, lasciati istruire dalla Legge divina».

Origene (III secolo)

Omelie sul Vangelo di san Luca 18, 2-4.

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«Non si può ignorare la modestia della Vergine Maria. Aveva dato alla luce Cristo; un angelo le si era avvicinato e le aveva comunicato: Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo ( Lc 1, 31-32). Pur avendo meritato di partorire il Figlio dell'Altissimo, era molto umile; neppure si antepose al marito nel modo di parlare. Non dice: “io e tuo padre", ma: tuo padre e io . Non tenne conto della dignità del suo seno, ma della gerarchia coniugale.

La risposta del Signore Gesù – conveniva che io mi occupassi delle cose del Padre mio (cfr. Lc 2, 49) – non vuol dire che la paternità di Dio escluda quella di Giuseppe. Che prove abbiamo? La stessa Scrittura afferma testualmente: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". Ma essi non compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso ( Lc 2, 49-51). Non dice: “Stava sottomesso a sua Madre" o “Le stava sottomesso", ma stava loro sottomesso . A chi? Non lo era ai genitori? L'uno e l'altro erano genitori, e a questi Egli era sottomesso, nello stesso modo in cui si era degnato di essere Figlio dell'uomo. Però essi erano genitori nel tempo, Dio lo era fin dall'eternità. Essi erano genitori del Figlio dell'uomo, il Padre lo era del suo Verbo e della sua Sapienza, era Padre del suo Potere, attraverso il quale fece tutte le cose».

Sant'Agostino (IV-V secolo)

Sermone 51, 18-20.

La voce dei santi

«Figuriamoci che angoscia e che pena dovette provare l'afflitta Madre durante i tre giorni in cui cercò da tutte le parti il Figlio adorato. Avete visto l'amato del mio cuore? ( Ct 3, 3), avrà esclamato con la Sposa dei Cantici. Però nessuno sapeva darle una risposta. Stanca e affaticata, Maria, che non riusciva a trovare la guida del suo cuore, poteva dire con più tenerezza di Ruben quando non trovava suo fratello Giuseppe: il ragazzo non c'è più, dove andrò io? ( Gn 37, 30). Il mio Gesù non appare da nessuna parte; non so che cos'altro devo fare per trovarlo; ma dove andrò senza il mio tesoro? Durante quei tre giorni visse immersa nel pianto, e poteva ben a ragione ripetere le parole di Davide: Le lacrime sono mio pane giorno e notte, mentre mi dicono sempre: dov'è il tuo Dio? ( Sal 41 (42), 4 ) .

Era così grande l'afflizione di Maria, che quelle tre notti non poté dormire e pregava con brucianti lacrime l'Eterno Padre perché le restituisse il Figlio. Spesso, come osserva san Bernardo, si rivolgeva al suo amato Gesù, ripetendo le parole della Sposa dei Cantici: Dimmi [...] dove vai a pascolare il gregge, dove lo fai riposare al meriggio (Ct 1, 7). Figlio mio, dimmi dove sei, affinché non ti vada cercando invano e alla ventura».

Sant'Alfonso Maria de' Liguori (XVIII secolo)

Le glorie di Maria * * *

«Cristo è un bambino. Quale dolore per sua Madre e per san Giuseppe, quando – di ritorno da Gerusalemme – non lo ritrovano tra i parenti e gli amici! E che gioia quando lo scorgono, già da lontano, mentre istruisce i maestri d'Israele! Ma fate attenzione alle parole, apparentemente dure, che escono dalle labbra del Figlio, nel rispondere a sua Madre: Perché mi cercavate? ( Lc 2, 49).

Non era ragionevole che lo cercassero? Le anime che sanno che cosa significa perdere Cristo e ritrovarlo, possono capirlo... Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? ( ibid .). Non sapevate forse che io devo dedicare totalmente il mio tempo al Padre celeste?

Ecco il frutto dell'orazione di oggi: persuaderci che il nostro cammino sulla terra – in ogni occasione e in ogni tempo – è per Iddio, è un tesoro di gloria, un'immagine del Cielo; è, in mano nostra, una cosa preziosa che dobbiamo amministrare, con senso di responsabilità di fronte agli uomini e di fronte a Dio: senza che, per far ciò, sia necessario cambiare di stato, bensì nel bel mezzo della strada, santificando la propria professione o il proprio mestiere; santificando la vita di famiglia, le relazioni sociali, e ogni altra attività in apparenza esclusivamente terrena [...].

Rivolgiti con me alla Madre di Cristo: Madre nostra, che hai visto crescere Gesù, che hai visto mettere a frutto il suo passaggio tra gli uomini, insegnami a impiegare i miei giorni al servizio della Chiesa e delle anime; insegnami ad ascoltare nel più intimo del cuore, come un affettuoso rimprovero, Madre buona, ogni volta che ce ne sia bisogno, che il mio tempo non mi appartiene, perché è del Padre nostro che è nei Cieli».

San Josemaría Escrivá (XX secolo)

Amici di Dio , nn. 53-54.