Lettera del prelato (4 giugno 2017)

Famiglie che procedono unite, che aiutano altre famiglie e che si lasciano aiutare. In questa lettera il prelato propone alcune linee per continuare a prendersi cura della famiglia, luogo nativo dell’amore.

Carissimi: Gesù mi protegga le mie figlie e i miei figli!

Come ha ricordato il recente Congresso generale 1, da qualche decennio la famiglia occupa un luogo privilegiato tra le priorità della Chiesa, e, pertanto, della Prelatura. Con questa lettera desidero soffermarmi di nuovo brevemente su questo apostolato così urgente e necessario.

È palese che molte persone vedono oggi come un modello tra gli altri, considerandolo addirittura una concezione arcaica, quel che in realtà è il disegno di Dio per l’unione dell’uomo e della donna. Dobbiamo tuttavia riempirci di speranza: la luce della verità sulla famiglia è iscritta da Dio nel cuore dell’uomo e perciò si fa e si farà sempre strada tra le tormente.

Ogni famiglia, con il suo forte desiderio di andare avanti unita, «riconsegna la regia del mondo all’alleanza dell’uomo e della donna con Dio» 2. Nel riflettere su questa realtà, mi vengono in mente alcune parole di san Josemaría: «Compito del cristiano: annegare il male nella sovrabbondanza del bene. Non si tratta di fare campagne negative, né di essere antiqualcosa. Al contrario: vivere di affermazioni, pieni di ottimismo, con gioventù, allegria e pace; guardare tutti con comprensione: quelli che seguono Cristo e quelli che lo abbandonano o non lo conoscono. – Ma comprensione non significa astensionismo, né indifferenza, bensì azione» 3. Non perdiamo serenità ed energie lamentandoci delle difficoltà che devono affrontare tante famiglie e lo stesso istituto familiare. Cerchiamo di proteggere e di promuovere, con fortezza e professionalità, la famiglia cristiana: qualcosa che non è soltanto nostro ma appartiene a Dio e alle generazioni presenti e future.

La famiglia e il matrimonio sono un cammino di santità: «Ridi perché ti dico che hai “vocazione matrimoniale”? – Ebbene, l’hai: proprio così, vocazione» 4. Vocazione alla santità, che è felicità. La famiglia è il luogo nativo dell’amore; è il primo spazio in cui si rende presente nelle nostre vite l’Amore di Dio, al di là di ciò che possiamo fare o non fare: «Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo» (1 Gv 4, 19). La paternità e la maternità ci dicono chi è ognuno di noi: un regalo di Dio, un frutto dell’Amore. Tra le mille difficoltà che possono sorgere nella vita di una famiglia, saper di essere e che gli altri sono un regalo di Dio ci spinge a voler loro più bene. La società stessa richiede sempre tale amore incondizionato.

Più che in altre epoche, oggi si nota, a tutti i livelli, l’urgenza di assistere le famiglie con più gravi difficoltà. Non si nasce sapendo già essere padre o madre, marito o moglie: bisogna formarsi e aiutare a formarsi altri sposi, altri genitori. Famiglie che aiutano altre famiglie! Con l’esperienza che dà la vita familiare, si può intervenire efficacemente nell'immenso campo di quell'opera di misericordia che è insegnare agli ignoranti . Senza “dare lezioni”, con naturalezza, quanto si può fare per preparare bene le coppie e seguire chi si è appena sposato o sta passando un brutto momento! Talvolta, però, la famiglia in difficoltà potrà essere la vostra; sarà allora il momento di aprire il cuore e di lasciarvi aiutare, con la stessa semplicità con cui voi avete sostenuto altri.

Pensate anche, con magnanimità, come aiutare chi si trova in una cosiddetta situazione irregolare. Papa Francesco ha riaffermato che la dottrina non cambia 5, ma che è urgente prestare maggiore attenzione a questi fratelli e sorelle, che dobbiamo accompagnare con uno sguardo più prossimo, di accoglienza e discernimento, che li aiuti, con la grazia di Dio, a superare tali situazioni.

Osservate il dialogo di Gesù con la Samaritana (cfr. Gv 4, 1-45). Quella donna, pur essendo lontana da Dio, cominciò a pregare senza accorgersene: si mise a parlare con Dio, che le si fece incontro e la guidò, a poco a poco, sino a considerare la sua storia nella sua vera luce. La Samaritana non resta sola dinanzi alla sua ferita: sta anche dinanzi allo sguardo amabilissimo del «Dio di ogni consolazione! Egli ci consola in ogni nostra tribolazione» (2 Cor 1, 3-4). Il Signore ci chiama ad essere per tutte queste persone, nonostante la nostra pochezza e la nostra miseria, mediatori della sua vicinanza e della sua consolazione.

Ad ogni modo è importante prevenire: «Imparare ad amare qualcuno non è qualcosa che si improvvisa (…). In realtà, ogni persona si prepara per il matrimonio fin dalla nascita» 6. Vi ricordo che nelle attività apostoliche con i giovani è bene parlare della bellezza del celibato apostolico e anche della vocazione a formare una famiglia cristiana, affrontando con creatività i diversi aspetti del fidanzamento e del matrimonio 7: testimonianze di coniugi; corsi di orientamento familiare per persone non ancora sposate, conferenze, filmati, letture; attività per i genitori nelle scuole; collaborazione nelle parrocchie; organizzazione di intrattenimenti che possano favorire futuri matrimoni cristiani, ecc.

Chi si occupa più direttamente delle attività formative sappia che il miglioramento di ogni famiglia produce un effetto moltiplicatore nella società. L’attrazione di una famiglia cristiana è contagiosa: «Con la testimonianza, e anche con la parola, le famiglie parlano di Gesù agli altri, trasmettono la fede, risvegliano il desiderio di Dio, e mostrano la bellezza del Vangelo» 8.

Affidiamo all’azione silenziosa e feconda dello Spirito Santo questo sereno e immenso impegno per la famiglia. Vi benedice con tutto il suo affetto

vostro Padre

Roma, 4 giugno 2017, Solennità di Pentecoste


1 Cfr. Lettera pastorale, 14-II-2017, n. 21-22.

2 Francesco, Udienza, 2-IX-2015.

3 San Josemaría, Solco, n. 864.

4 San Josemaría, Cammino, n. 27.

5 Cfr. Francesco, Es. Ap. Amoris laetitia , (19-III-2016), n. 300.

6 Francesco, Amoris laetitia , n. 208.

7 Cfr. Lettera pastorale, 14-II-2017, n. 25.

8 Francesco, Amoris laetitia , n.184.