Al Signore chiedo solo queste due cose

Ettore è un ufficiale dell’esercito italiano che ha conosciuto l’Opus Dei grazie a un suo collega. In questa testimonianza racconta in che modo l’Opera lo aiuta a vivere giorno per giorno.

“Ogni mattina, dopo la colazione al bar - racconta Ettore, ufficiale dell’esercito italiano di cinquant’anni -, vado sul sito dell’Opera apro il commento al Vangelo, lo leggo, e faccio la mia piccola meditazione. Dopo pranzo un quarto d’ora mi leggo qualche punto di riflessione di san Josemaría. Le giornate sono cambiate, anche quelle più dure: devo tanto all’Opera”.

“Tornavo da un corso di formazione che non era stato molto produttivo, anzi era stato ben al di sotto delle mie aspettative. Viaggiavo in treno insieme a un collega più giovane, diretto in Liguria dove eravamo di stanza. Gli dissi che non ero disposto ad accettare di aver sprecato tempo. Le mie parole e il mio stato d’animo evidentemente colpirono il collega, che mi parlò dell’Opus Dei, assicurandomi che mi sarei trovato in sintonia con il pensiero del fondatore, san Josemaría. La Provvidenza volle che il mio collega avesse con sé una copia del libro Cammino. Me la lasciò: mi innamorai delle parole di quel santo”.

Tramite il suo collega Ettore ha conosciuto un fedele soprannumerario dell’Opus Dei con il quale ha iniziato ad approfondire lo spirito del messaggio di san Josemaría, decidendo poi di frequentare un circolo e altri mezzi di formazione cristiana.

“Mi colpirono molto le meditazioni alle quali partecipai, perché per me furono davvero dirompenti - ricorda Ettore, che è sposato e ha due figlie adolescenti -. Non avevo mai riflettuto sul fatto che la moglie e i figli possono essere la strada per diventare santo”.

“Dopo qualche settimana di formazione cristiana shock - prosegue Ettore -, l’amico soprannumerario mi consigliò di iniziare a parlare con un sacerdote. A causa del lavoro riuscivo a incontrare don Marco solamente alle dieci di sera, ma valeva la pena perché per me erano delle chiacchierate straordinarie, era come bere ad una fonte dopo un lungo percorso. Dopo questi incontri avevo bisogno di telefonare a mia moglie per raccontarle qualcosa delle luci che avevo ricevuto”.

Passano i mesi ed Ettore continua a frequentare un centro dell’Opus Dei di Genova, fino a quando viene assegnato a un’altra caserma, questa volta in Toscana.

“Per me è stato un bel colpo - ammette Ettore -. A Genova avevo il circolo, il mio amico soprannumerario, don Marco sempre disponibile anche la sera tardi. Ma in realtà ho trovato una vera famiglia pronta ad accogliermi. Anche qui c’è sempre qualcuno dell’Opera che si è preso cura di me e della mia formazione cristiana. La sede alla quale mi hanno destinato non era quella che avevo scelto come preferenza, ma alla fine ho pensato che la mia missione apostolica doveva passare per la Toscana”.

“Oggi mi ritrovo lontano dalla mia famiglia, in un luogo in cui non avevo programmato di lavorare - conclude Ettore - e con cento dipendenti verso i quali cerco di essere il più disponibile possibile, dando un certo peso alla qualità delle relazioni umane. Quando il morale si abbassa ritorno con la mente alla vita di san Josemaría, che quando iniziò l’Opus Dei aveva grazia di Dio, buon umore, e niente di più. Anche io chiedo al Signore queste due cose, e nient’altro”.