​I 30 anni dell'Opus Dei in Toscana

Per festeggiare il trentennale dell'inizio della presenza dell'Opera in Toscana, don Matteo Fabbri, Vicario Regionale dell’Opus Dei per l’Italia, ha celebrato una Messa di ringraziamento nel Battistero di San Giovanni Battista a Firenze. Vi proponiamo alcuni passaggi della sua omelia.

Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! (Lc 10, 2)

Queste parole di Gesù, come sempre, ma in maniera particolare oggi, ci interpellano direttamente e profondamente.

Ognuno di noi è stato indicato dal Signore Gesù, indicato con il dito, con predilezione, ed è stato designato da lui come discepolo ed è stato inviato come apostolo. Siamo, in Lui, inseparabilmente discepoli ed apostoli. Discepoli, perché chiamati a seguire Gesù da vicino, non come persone della folla, ma a seguirlo in un rapporto personale sempre più intimo e profondo con la sua grazia, perché siamo chiamati a innamorarci ogni giorno di più di Lui. E siamo costituiti insieme ed inseparabilmente apostoli, inviati dal Signore Gesù, perché non possiamo trattenere soltanto per noi la bellezza e la ricchezza del grande dono dell'amore ricevuto da Dio. Siamo chiamati a diffondere questo amore che abbiamo ricevuto in dono tra tutte le persone che ci sono vicine e lontane.

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Come è importante la bellezza, la bellezza artistica che letteralmente trabocca da questa città; e come può avvicinare ciascuno di noi e tante altre anime al Signore! 30 anni sono pochi, sono un niente per una istituzione apostolica come l'Opus Dei che, come diceva san Josemaría, è destinata a durare finché ci saranno uomini e donne sulla terra. Eppure 30 anni sono già un momento in cui ognuno di noi in qualche modo è chiamato a rivivere un pezzetto di questa storia. È un periodo in cui forse facciamo anche un bilancio. È il momento in cui i discepoli inviati dal Signore ritornano. L'evangelista San Luca, poche righe oltre il brano che abbiamo proclamato, racconta anche il ritorno degli apostoli, pieni di gioia e di gratitudine. Ebbene anche noi riviviamo in questo anniversario anche questo momento in cui siamo chiamati a gioire insieme al Signore dei tanti frutti che ci sono e che tocchiamo con mano. Diciamo "Grazie Signore!"
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Momento di ringraziamento quindi. Da poche settimane tutti abbiamo vissuto nell'Opera un momento splendido, quello della beatificazione di don Alvaro, il primo successore di san Josemaría alla guida dell'Opera, che in questo momento possiamo e dobbiamo ricordare con gratitudine anche perché il lavoro dell'opera In questa città è cominciato mentre don Alvaro era Prelato dell'Opera

Ebbene lui stesso, come Papa Francesco ci ha ricordato, amava rivolgersi a Dio con una preghiera intima, profonda, che ripeteva spesso soprattutto in date che erano legate in qualche modo agli anniversari della sua vita e dell'Opera. Diceva: «grazie, perdono, aiutami di più!», aiutami ancora!

È una preghiera che possiamo fare nostra anche oggi perché riassume molto bene i sentimenti che proviamo oggi al cospetto di Dio.

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Certamente, sappiamo molto bene che ci sono difficoltà. Che nell'apostolato quotidiano, quello che ognuno di noi svolge personalmente nel proprio ambiente, nella propria famiglia, ci sono sempre delle difficoltà. Mi piace ricordare a questo proposito che proprio don Alvaro - che è stato anche il primo vicario per l'Italia (allora si diceva consigliere), nominato da San Josemaría proprio in quel momento iniziale in cui si trattava di cominciare l'espansione apostolica nella nostra penisola - di fronte alle difficoltà usava una specie di equazione. Lui, che era ingegnere, diceva: "ci sono difficoltà? Vuol dire che c'è grazia di Dio. Ci sono più difficoltà? Allora vuol dire che c'è più grazia". È proprio così, è proprio vero, dobbiamo esserne convinti, anche se le difficoltà sono quelle che ognuno prova nel proprio cuore. Ci può venire tante volte questa tentazione: "ma io così pieno di difetti, con i miei limiti, con i miei peccati, come posso pretendere di dare una testimonianza significativa, di essere apostolo?". Ed invece no. Noi siamo apostoli per grazia di Dio e non per i nostri meriti.

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Possiamo dire che questo anniversario ci serve per rinnovare, davvero come un nuovo inizio, il nostro slancio di corrispondenza alla Grazia ed il nostro impegno apostolico. Chiediamo aiuto anche alla Madonna, è lei che con il suo "sì" ha accolto il Signore che veniva a farsi uomo nel suo grembo Immacolato. Chiediamo alla Madonna di poter accogliere anche noi il Signore che ci interpella, che bussa al nostro cuore e che ciascuno di noi sappia dire un "sì" vero, profondo e rinnovato.

Madre nostra, Maria Santissima, intercedi per noi.

Qui il testo completo dell'omelia.